Il motore di ricerca degli studiosi di Seneca
Personaggio: Creonte
Macbeth et l’influence de Sénèque
presenza di TRG in Shakespeare (sua conoscenza diretta, attraverso traduzioni e pastiches); influenza su Macbeth a livello di tecnica drammatica (uso del monologo; ricorso al soprannaturale, ai presagi; uso dell’ironia), di tematiche morali (tema della fortuna e della vendetta) e di stile; non si può parlare di influsso senecano a livello di caratterizzazione dei personaggi; analogie e differenze tra Macbeth e personaggi come Ercole (HFU), Creonte, Edipo o Clitemnestra, e tra Lady Macbeth e Medea
Présence d’Ovide dans l’Œdipe de Sénèque: formes et significations
tra l’opera ovidiana e il teatro di S. esiste una continuità poetica e simbolica e il DPS è particolarmente evidente come S. attraverso Ovidio riesca non solo a superare Sofocle, ma anche a intrecciare una serie di paratesti ovidiani (da met., trist., Pont.) relativi al mito di Tebe
The Labour of Empire: Womb and World in Seneca’s Medea
S. scrive MED reinterpretando il poema di Apollonio, superando le regole tragiche oraziane e inserendo forti suggestioni ovidiane e fa del corpo di Medea una metafora del modo in cui l’impero gestisce gli equilibri del mondo, con le conseguenti deformazioni
La vita degli oggetti: il ruolo della cosa donata in Seneca
alla luce di alcune moderne teorie antropologiche si evidenzia come in un rapporto di reciprocità il dono materiale rimandi all’interagente umano e riesca a sostituirlo, anche nel caso di dono negativo: in MED i doni nuziali a Creusa sono costituitivi dell’identità di Medea e contribuiscono a compierne la vendetta alla pari di altri oggetti-dono del mito
Il mito di Atteone tra Ovidio e Seneca tragico
il mito di Atteone è rievocato da S. in PHN e DPS, sotto influsso di modelli ovidiani e in stretto legame con la vicenda di Edipo, diventando esempio paradigmatico di involontarietà della colpa
Il teatro di Seneca e l’idea di rappresentazione
il teatro di S. presuppone un pubblico, più ampio di quello degli scritti in prosa e in grado di cogliere i riferimenti allusivi alla contemporaneità; la teatralità di TRG può essere dimostrata individuando le indicazioni drammaturgiche (tipologie di didascalia, riferimenti alla gestione dello spazio e alla gestualità) all’interno delle opere che risultano “testi per la scena che funzionano anche letti”
Der Weg zur Anagnorisis
S. estende, rispetto al modello sofocleo, il ruolo del destino, non solo stoicamente immutabile, ma alla cui accettazione è subordinata la conoscenza, come dimostrano i ruoli e i comportamenti dei personaggi: fino al quarto atto il comportamento di Edipo (specie verso Creonte e Tiresia) è coerente dal suo punto di vista soggettivo, poiché il destino non gli ha ancora mostrato i fatti con chiarezza; Giocasta è un altro simbolo del pericolo dell’ignoranza del destino e Forba uno strumento del suo svelamento
No es suficiente una Medea
dopo una breve presentazione della figura di Medea nellepica e nell’elegia, si analizza la sua personalità tragica come viene percepita dai vari personaggi di S. (la nutrice, il coro, Creonte, Giasone e se stessa); la Medea di S. non abbandona mai i tratti originari di barbara e straniera e vive in perfetta solitudine, ma la sua “personalitad única en su doble faceta” subisce un’evoluzione, progredendo dal furor giovanile scatenato dall’amor per Giasone a quello maturo scaturito dal dolor il quale comporta un consapevole recupero della sua antica personalità stravolta però in una dimensione sovrumana
Seneca’s Heroides: Elegy in Seneca’s Medea
l’intertestualità tra S. tragico e Ovidio è finalizzata alla resa più efficace di alcuni personaggi; S. usa alcune espressioni tratte da Ov. Her. 6 e 12 per mettere in scena la trasformazione di Medea da sposa a vendicatrice, la sua presa di coscienza dell’identità e del ruolo che verrà ad assumere nel corso della vicenda, la sua dimensione di autrice della storia; la Medea di S. perciò completa e dà sfogo a quella ovidiana
Magnitudinem exuere Augusto privato in Seneca, brev. vit. 4,2 ss.
in BRV 4 Augusto appare come uomo torturato dal proprio potere e in un atteggiamento proprio dell’antisapiente, lontanissimo dall’immagine del sovrano filosofo, dato che l’otium da lui ricercato è egoistico e assolutamente intempestivo; nella descrizione del potere imperiale si individuano temi ed espressioni accostabili alla panegiristica, ma soprattutto al dialogo tra Creonte ed Edipo in DPS: l’otium si connota come una finzione finalizzata tanto a blandire (e ingannare) i sudditi, quanto a illudere se stessi